Come precedentemente visto nel tutorial sull’esposizione, abbiamo tre parametri, ( apertura del diaframma – tempo di scatto e valore ISO), da poter variare per trovare la giusta esposizione di una fotografia, in questo tutorial approfondiremo le conseguenze sulla nostra fotografia causate dalle diverse aperture di diaframma.
Per poter operare manualmente su questo parametro devi impostare la fotocamera in modalità di scatto “Priorità di diaframma” (A in Nikon e Av in Canon), oppure impostare “M” manuale dove hai pieno controllo su tutti i parametri.
Lavorando in priorità di diaframma, posto che tu abbia impostato
ISO automatico, con la ghiera della fotocamera varierai l’apertura del diaframma dell’obiettivo e la fotocamera sceglierà il giusto tempo di scatto e il giusto valore ISO.
Quando scegliere questa impostazione? Quando vogliamo avere il pieno controllo sulla “Profondità di campo”, infatti a diaframmi più chiusi corrisponde una maggiore profondità di campo mentre al contrario, lavorando a diaframmi aperti si ha una ridotta profondità di campo.
E’ doveroso spendere qualche parola per chiarire il concetto di profondità di campo:
Messo che mi trovi su una strada alberata dove ci sono 100 alberi di pino posti in fila indiana dove, il primo è a 50 cm da me che fotografo e il 100simo si trovi a 100 m, e mettiamo che io metta a fuoco (premendo a metà corsa il pulsante di scatto) il 50mo albero di pino e scatti la foto, visualizzando la foto a partire dall’albero oggetto del mio scatto, quanti alberi vedrò a fuoco? Quanti alberi prima (verso di me) e quanti alberi dopo il 50mo saranno a fuoco nella foto?
Questo dipende dal diaframma utilizzato (anche dalla focale e dalla distanza della messa a fuoco – MAF – ma lo vedremo dopo) , la profondità di campo (PdC) è la distanza che intercorre dal primo elemento a fuoco di una foto e l’ultimo.
Come si evince dall’immagine, a parità di distanza di messa a fuoco la zona nitida varia a seconda del diaframma utilizzato,
nel primo esempio usando un diaframma 1.4 (molto aperto) solamente un uccellino è a fuoco, man mano che chiudiamo il diaframma (es. 2 e 3) aumenterà la profondità di campo e risulteranno a fuoco più elementi del fotogramma.
E’ da notare che i numeri bassi corrispondono a diaframmi aperti e i numeri alti a diaframmi chiusi.
Ad influenzare la profondità di campo concorre anche il tipo di focale utilizzato e la distanza di messa a fuoco, in linea generale gli obiettivi “tele” offrono una ridotta profondità di campo mentre i grandangoli offrono una grande profondità di campo.
Esistono molte applicazioni per smartphone e tablet per calcolare la PdC ia partire dalla fotocamera utilizzata, l’obiettivo e la distanza di messa a fuoco.
Utilizzando diaframmi aperti (ridotta profondità di campo) riusciamo a staccare il soggetto dallo sfondo che risulterà sfocato, classico
esempio foto di ritratti dove solo il soggetto è a fuoco (foto 1); utilizzando diaframmi chiusi (ampia profondità di campo) tutto il fotogramma risulterà a fuoco (foto2), esempio foto di paesaggi.
foto 1
foto2
Ovviamente non tutti gli obiettivi hanno le stesse aperture massime di diaframma, purtroppo gli obiettivi con aperture maggiori sono più costosi. L’apertura massima di un obiettivo è stampata sul barilotto:
In questo caso l’obiettivo è un’ottica fissa 85 mm (non zoom) e l’apertura massima del diaframma è 1.4.
In quest’altro esempio l’obiettivo è uno zoom 55-300 mm, ma diversamente da prima, troviamo 2 valori di apertura massima del diaframma 4.5 e 5.6 ciò significa che alla minima escursione focale (55 mm) l’apertura massima è f/4.5 e alla massima escursione focale (300 mm) l’apertura massima del diaframma è f/5.6.
Ci sono in commercio anche obiettivi zoom con apertura massima costante per tutta l’escursione focale, in quel caso è stampato sul barilotto un unico valore di f-stop.
Tieni conto che per ogni f-stop (ogni scatto di diaframma), la quantità di luce raddoppia o dimezza in base a se stiamo aprendo o chiudendo il diaframma.
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